martedì 16 ottobre 2012

La Via Iniziatica dell'Amore




Cosa è l’Amore, se non quella forza  che “move il Sole e le altre Stelle” ?
Cos’é che ci attrae dell’altro?
Qual è la legge che governa l’attrazione?
Perché siamo incapaci di resistere al calore di quella passione, anche se abbiamo paura di bruciarci?
Perché accettiamo di rischiare, forse poiché sentiamo che solo  l’amore può creare un’Unità facendoci fondere con ciò che ci manca?

Proviamo a capirlo con i Tarocchi...

Chi sono io, se non quel Matto, un numero zero, pieno di possibilità ma ancora incompleto?
Un  Pellegrino “nel mezzo del cammin di nostra vita” che va in cerca del Suo Amore?


Disponendo le Lame in 3 file di 7 tappe, 

incontriamo la carta degli “amanti”,
salendo sui tre livelli di esperienza, 
i tarocchi ci presentano una particolare sequenza simbolica dai tratti alchemici.

  6.  Gli amanti = Conjunctio Oppositorum
13.  La morte   = Nigredo
20.  Il giudizio  = Solutio

Gli Amanti - Congiungere gli Opposti
Cupido è pronto a scoccare la sua freccia verso la Musa. 
Scocca l’Amore, l’agente trasformante. E' in atto la scelta. 
L’amore è fusione alchemica con ciò che ci manca, ci fa fondere con l’altro e sembra promettere felicità.
La congiunzione è Eros che unisce il maschio e la femmina, marte e venere sperimentano il possesso. 
Va in scena la prima fase per unire gli opposti, il primo passo verso la vera Unione.

Siamo pronti per un altro livello di esperienza.. 
Virgilio psicopompo sussurra:
"Amore, 

acceso di virtù, sempre altro accese, 
pur che la fiamma sua paresse fore".


La passione bruciante arde senza controllo. 
La fusione disintegra, non siamo più quelli di prima.

Salendo nella disposizione delle carte,  troviamo la conferma nell’arcano “Senza nome”

 Amor condusse noi ad una morte” 
sussurrano Paolo e Francesca al sommo poeta

La Morte - Nigredo, l'Opera al Nero
Saturnina notte buia e fredda ... la passione è svanita,  restano le ceneri di ciò che siamo stati prima dell’incontro.  Resta il dolore. Una voragine, una selva oscura.

Il Matto ha smarrito la “diritta” Via. Sembra L’Inferno.

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”

Procedendo verso l’alto, arrampicandoci oltre le fiere e i draghi, appare  “la matassa luminosa del cielo notturno,  i visi rivolti verso l'alto. Puro fumo di nubi luminose che fluiscono lente attraverso la luna".  
 Il chiarore illumina il percorso.  Tutto ci appare diverso, nuovo, scevro da ogni aspettativa.

“Puro e disposto a salir alle stelle”


E’ Il Giudizio - Solutio, l'Opera Minore
La rinascita..
Il bianco di una pagina nuova, tutta da scrivere.
Il percorso iniziatico del Matto, ci ha fin qui insegnato che cercavamo nell'altro ciò che ci mancava. Purificandoci con il dolore abbiamo compreso che proiettavamo in un altro Essere ciò che giaceva nascosto dentro di noi dietro il buio delle nostre stesse ombre.
L’amore ci ha mostrato la strada verso il paradiso..  La vera unione degli opposti.
L'unità ci appare come un perfetto incastro di opposti. Yin e Yang, femminile e maschile.

C’e’ ancora molta strada da fare per far sbocciare la Rosa Rossa e realizzare la Grande Opera della nostra vita nel Mondo; ma ora con noi c’è Beatrice, non più musa…ma guida.

Abbiamo raggiunto la nostra Anima.. soave bellezza emersa dalle acque femminili del nostro Essere. 
Lei ci invita ad evolvere seguendo quella forza che fa vibrare ogni cosa…  

“amore, che muove il sole e le altre stelle”.

Laura Primavera

giovedì 6 settembre 2012

Pezzi di noi






Sei di un sogno
ed eri nella mia vita.
in che dimensione siamo insieme
in che forma ci siamo persi
in che mondo ci vedono gli altri?

Ognuno ero io
un pezzo di me che si colora come coriandoli


Chi sono io?
Chi eri tu?
Perché non c'è spazio tra le parole?

Laura Palaia

venerdì 20 luglio 2012

fenice tarocco






Attraverso il  numero, la geometria ma soprattutto il simbolo,  il Tarocco apre un sipario nello scenario infinito dell’inconscio collettivo, per essere “decodificato”.
Secondo Jung  il simbolo è portatore di un contenuto ed il suo significato non è il simbolo in se stesso, ma ciò che in un momento particolare della vita di una persona o di un popolo, può contenere.
Nel suo prezioso testo “tipi psicologici”, Jung sostiene che un simbolo è pregno di significato ma nel momento in cui viene “dato alla luce”, cioè quando viene riconosciuto come espressione di un valore archetipo,  con la conseguente sua “attivazione”. 
In questo senso il simbolo è soggetto alla relatività, in quanto, svuotato di un determinato contenuto non ha più alcun valore esoterico-ermetico –psicologico e tantomeno spirituale.
In questa piccola analisi andiamo a cercare quindi il valore “simbolico” dell’Araba Fenice. Il simbolo archetipo comprende la rinascita divina, la trasformazione e l’elevazione dal piano fisico al piano spirituale e la realizzazione piena dell’uomo-divino. La Fenice è un icona di potere, si accompagna al primario simbolo solare che è sinonimo di vita, luce, amore e realizzazione dell’uomo sul piano divino.
 Negli arcani minori del mazzo dei Tarocchi di Marsiglia, spiccano due figure rispetto alle altre: il due di coppe e il 4 di denari.  Il simbolismo ermetico dei Tarocchi è fortissimo e in queste due carte vediamo la fenice in due importanti fasi alchemiche legate alla Fenice.

Nel due di coppe, la vediamo morire rossa incandescente all’interno di un piedistallo. Due angeli la sorreggono mentre “Arde”. L’angelo di sinistra sembra cieco, forse a testimoniare la famosa “opera al nero”, la nigredo alchimica, la morte dell’illusione,  far luce nell’ombra dell’inconsapevolezza.. e dell’inconscio.  Nigredo è  la stessa cenere dalla  quale essa risorge. Il due di cuori rappresenta la fonte dell’amore: la fenice rossa, lo spirito vitale capace di trasformare l’essere. Gli angeli, che rappresentano la purezza stanno rivelando il messaggio. La Fenice è l’amore
 L’amore, come la Fenice muore e si rinnova con la promessa dell’evoluzione. Osservando la carta, il piedistallo che contiene la fenice che arde, può sembrare un sacro Atanor  nel quale si compie l’opera della Conjunctio, l’unione dei due opposti  sole e luna (due cuori).  L’amore che sale verso l’alto, fiorisce e diventa azzurro, puro, un amore  Universale fonte di vita.
Nel quattro di denari appare di nuovo la nostra fenice.  A prima vista è un semplice blasone ma in realtà è di nuovo lei, stavolta mentre sorge nuova, Essere di luce.  Il seme di denari e il numero quattro non lasciano dubbi: siamo sul piano materiale. La terra. In questo caso la Fenice è la pietra angolare del tempio. L’importanza del corpo per l’esperienza fisica dell’anima.  Come fosse un discorso continuativo rispetto al 2 di coppe, il 4 di denari indica l’importanza dell’esperienza fisica, la spiritualizzare la materia. L’amore universale non avrebbe senso senza azione, bisogna costruire una cattedrale intorno all’amore, intorno alla fenice, intorno allo spirito. Questo arcano è in poche parole quello che gli alchimisti intendevano con “prima materia”, il terreno dell’anima.  La fase successiva alla cenere è la Solutio alchemica, l’opera al bianco. Non appena inizia a comparire la sostanza della pietra sotto le ceneri si verifica un evento meraviglioso: appaiono i colori della pietra, colori che sfumano coprono l’intero spettro; tale fenomeno è chiamato Cauda Pavonis, (coda di pavone) e la sua bellezza iridescente simboleggia la spiritualizzazione del corpo, ecco spiegate le 3 piume di pavone nella coda dell’Araba Fenice.  Ancora una volta il messaggio è l’amore, lo spirito che si sacrifica al dolore in un’esperienza fisica.
D’altronde nessun tesoro ha valore se resta chiuso e nascosto in una cassaforte. La ricchezza è il seme che trova il coraggio di germogliare e lasciare l’involucro  che lo custodisce e lo nutre. Germogliare è morte e rinascita.. ecco di nuovo il senso del simbolo: la fenice.
La fase alchemica successiva è la Coagulatio, l’amore torna di nuovo nella materia.  Stavolta l’incontro è caldo, sensuale. L’unione è creativa, va in scena una nuova congiunzione: Venere, femminile, qualità della terra, che rappresenta l’amore (anima) e marte, con la sua spada che rappresenta l’energia, il principio fecondante maschile. Venere e marte, la coppia alchemica. Il maschile e il femminile in ognuno di noi esseri umani, così come lo sono in senso astrologico, giungono nella loro natura “creativa” a fecondare la terra, a realizzare la dinamica e la trasformazione nell’unione e l’equilibrio dei due poli opposti.
Marte e venere sono Imperatrice e Imperatore, rappresentano la coppia alchemica. Di nuovo la Fenice: solve et coagula che infatti è l’araldo sullo scudo evidente in entrambi gli Arcani maggiori.
Imperatrice e Imperatore nei tarocchi sono due figure speculari, specchio di una stessa sostanza e insieme di natura opposta.   I loro sguardi si cercano, gli scettri sono tenuti con le mani rispondenti alle proprie funzioni simboliche del femminile/maschile. L’Aquila/Fenice dell’arcano III è in alto a sinistra e nel IV è in basso a destra.
L’opera alchemica Coagulatio è il progresso della prima coniunctio Oppositorum  di  Sole e Luna, l’evoluzione dell’unione precedente dona all’imperatrice la natura creativa e all’imperatore quella conservatrice.  Sarà forse per questo  che sotto l’Aquila/Fenice dell’imperatore c’è l’uovo e non il contrario?
Dall’unione precedente si è acquisita la prima evoluzione. Ora la coppia trasformata grazie all’amore (la fenice sugli scudi)  si pone nel Mondo e procede verso la pienezza.  
Il Mondo rappresenta la completezza, la mandorla che contiene la donna Anima Mundi . E’ un simbolo di realizzazione, germe di moltiplicazione della vita.  Ai lati dell’uroboro di foglie ci sono i 4 evangelisti, la croce fissa dell’astrologia: toro, leone, scorpione(Aquila/Fenice), Acquario
Ed eccola di nuovo qui, la Fenice. Protagonista  in ogni fase di trasformazione sul tarocco della realizzazione: il mondo. L’anima si è compiuta, l’uomo Eroe si è fatto Immortale per mezzo dell’Amore.

mercoledì 20 giugno 2012

Persefone era forse una principessa?




Non c'è ragione di diffidare del nostro mondo, perchè non è contro di noi. Se ha dei terrori, sono i nostri terrori; se ha degli abissi, questi abissi appartengono a noi; se dei pericoli sono in agguato, dobbiamo tentare di amarli ... Come possiamo dimenticare quegli antichi miti che narrano di draghi che, all'ultimo momento, si trasformano in principesse? Forse tutti i draghi della nostra vita sono principesse che aspettano soltanto di vederci per una volta belli e coraggiosi.

Rainer Maria Rilke (Lettera del 12 agosto 1904)

domenica 17 giugno 2012

Castello di carte









Castello di carte

Di quel castello maestoso e austero
resta la pietra d’angolo
dura, di calcarea bava d’acqua
strato su strato e senza tempo,
scolpita dal aggrapparsi delle unghie
mentre apprensive spasimavano certezze.

Oltre il buio fumo Chi è che si tuffa dalla torre?
Un pazzo o un mago,oppure il Re.
O forse la principessa
stanca di aspettare il bacio.

Sul selciato di pietra viene giù la maschera
Faccia triste, bianca  e senza globi
Ma poi nessun tonfo,
nessun dolore
solo la maschera vicino la stele.

I piedi doloranti vogliono camminare,tanto non si sente l’acuto calpestio degli zoccoli.  

È  inutile aspettare l’eroe,
non c’era mai stato li fuori.

Laura Palaia

Linfa e Forma


Se il mondo è nato dal caos 
e se la vita è movimentata dal caos 
e se l'amore crea.. 
abbiamo bisogno della follia del genio, 
il demone che realizza e rompe l'ordine 
la stagnazione e la rigidità. 

                  
Sono stato generato,
sembravo un piccolo uovo nero
ero un seme ordinato e rigido
ero pieno e volevo preservare la mia essenza 
ero ricchezza custodita per l'eternità. 
Possedevo la mia essenza
pensavo di essermela meritata. 

Cos'è allora questa forza primordiale
folle e distruttiva che mi ha spinto
a distruggere il mio guscio
a disobbedire all'anelito protettivo?
  
Questa forza indomita e folle
questo Alpha che lotta verso un raggio di luce
quest'impulso caotico e disordinato
a cui non interessa il disegno finale?

Ti ho sempre temuto, demone impulsivo,
mi hai sempre detto di rischiare per quella tua idea.   
Mi mostravi la visione già dentro la dura scorza
e mi dicevi, che verso la luce, uniti,
potevamo sbocciare in una nuova forma
che neanche tu sapevi di essere.  

Quel giorno, quando ho capito di amarti,
ho sentito che eravamo la medesima cosa
il nostro amore era sempre esistito,
racchiuso nella nostra stessa sostanza;
insieme, cellula e linfa,
abbiamo distrutto ogni ostacolo 
e poi, mi hai guidato verso la fonte.

Quando eravamo giù negli abissi profondi della terra,
impregnati del sudiciume,
potevamo esserne inghiottiti e digeriti,
potevamo morire,
e invece, insieme,
ci siamo nutriti di ogni immondizia,
che ci ha resi più forti
e spinti in un'esplosione, oltre ogni barriera.

Cos'è dunque il peccato?
Avrei peccato stando fermo a preservare
ciò che per natura può solo imputridire?

Tu mio demone, mio Angelo,
mia Linfa, sei l’Amore
mi rendi folle e insieme viva
il caos è folle, il caos è vita;
muore il seme che non trova la forza di aprirsi.

Ho preso forza da quello stesso letame
fatto di sicurezze stagnanti
e da quando, Linfa e Forma,
siamo insieme,
ci spingiamo felici verso la luce rigogliosi e floridi.
  
Laura Palaia

Ritratto di Animus



Tu, giovane consapevolezza,
te lo ricordi quel cancello
e quel bimbo triste
che si occupava dei piccoli?

Su quella tela,
in un unico viso
fatto di tante facce,
chi sei tu?

Io ti conosco,
sei ogni sospiro
ed ogni sogno,
la brama di fuoco
prima di una pagina girata,
sei tutto quello che non c'è
e che c'è sempre stato.


Laura Palaia